C'era un tempo, ai primi del 900' in cui a Napoli, tra i bar della città e la sua gente, si usava chiedere un "caffè sospeso".
Era un’abitudine consolidata soprattutto tra la gente del popolo. Chi andava al bar (per lo più l'aristocrazia e l'alta borghesia..ma anche chi,pur non essendo ricco,magari aveva avuto un periodo fortunato e disponeva di qualche soldo in più) per un caffè, ne pagava due e alla cassa diceva: "Uno sospeso!".
Il ”sospeso” era per chi non aveva soldi. Così, prima di sera, qualcuno, meno fortunato nella vita, passava e chiedeva: "C’è un sospeso per me?" avvicinandosi al bancone.
Lo stesso Luciano De Crescenzio intitola uno dei suoi libri "Il caffè sospeso" scrivendo così: "Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo..."
Un’usanza tutta partenopea che sarebbe profondamente sbagliato dimenticare.
Il semplice gesto racchiude in sè un sentimento di condivisione di problemi, comunicazione e comprensione:chi ha di più non dimentica chi ha di meno.
Superfluo sapere a chi si offre,basta il pensiero,il gesto nobile...la generosità che,da millenni,il napoletano verace porta con se.
Chissà se, oggi, il cittadino partenopeo si riconosce ancora in questo profondo senso di solidarietà, di nobilissima attenzione verso il prossimo...
Di recente e per l'esattezza il 3 maggio 2010, in occasione dei 150 anni dello storico bar napoletano " Il Gambrinus", si è offerto il caffè alla città.
"Chiunque chiedeva un caffè pagato al banco lo avrebbe avuto gratis. E’stato un atto d'amore nei confronti dei napoletani, un atto non solo pubblicitario,ma simbolico dell'antico costume napoletano,della generosità dei nostri avi, un modo per riproporre una storica e straordinaria usanza della nostra città, quella del caffè sospeso"
Viviamo in un'epoca talmente piena di insicurezze e di sfiducia verso il futuro e verso chi ci circonda, che è difficile anche pensare di offrire pochi eurocent, per un semplice caffè. Certo la realtà napoletana non aiuta ma se per un attimo ci si soffermasse a pensare a ciò che eravamo, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, forse non avremmo più timore dell'altro. Forse ci sentiremmo parte di un qualcosa di più grande, di un sentire che non ha euguali perchè solo qui, in questa Regione, tra questa gente, una simpatica smorfia, un grazie, un sorriso, un semplice gesto,una battuta colorata, rendono più piacevole la vita.
In disuso da qualche anno,questa nobile usanza, sembra che a Napoli, voglia riproporsi così da proseguire questa opera di “solidarietà”, ed è stata accolta anche da Firenze da una decina di bar anche famosi.
Una "pillola" di saggezza del grande Luciano De Crescenzo
Tratto da “Il caffè sospeso” :
- C'era una volta un contadino cinese al quale era scappato un cavallo. Tutti i vicini cercarono di consolarlo, ma il vecchio cinese, calmissimo, rispose: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Accadde infatti che, il giorno dopo, proprio il cavallo che era sfuggito ritornasse spontaneamente alla fattoria, portandosi dietro altri cinque cavalli selvaggi. I vicini, allora, si precipitarono dal vecchio cinese per congratularsi con lui, ma questi li fermò dicendo: “E chi vi dice che sia una fortuna'”. Alcuni giorni dopo, il figlio del contadino, cavalcando uno di questi cavalli selvaggi, cadde e si ruppe una gamba. Nuove frasi di cordoglio dei vicini e solito commento del vecchio cinese: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Manco a farlo apposta, infatti, scoppiò una guerra e l'unico a salvarsi fu proprio il figlio del contadino che, essendosi rotto una gamba, non era potuto partire per il fronte. Questa parabola non ha fine, e potremmo applicarla a molti eventi della nostra vita, pubblica e privata.
Il semplice gesto racchiude in sè un sentimento di condivisione di problemi, comunicazione e comprensione:chi ha di più non dimentica chi ha di meno.
Superfluo sapere a chi si offre,basta il pensiero,il gesto nobile...la generosità che,da millenni,il napoletano verace porta con se.
Chissà se, oggi, il cittadino partenopeo si riconosce ancora in questo profondo senso di solidarietà, di nobilissima attenzione verso il prossimo...
Di recente e per l'esattezza il 3 maggio 2010, in occasione dei 150 anni dello storico bar napoletano " Il Gambrinus", si è offerto il caffè alla città.
"Chiunque chiedeva un caffè pagato al banco lo avrebbe avuto gratis. E’stato un atto d'amore nei confronti dei napoletani, un atto non solo pubblicitario,ma simbolico dell'antico costume napoletano,della generosità dei nostri avi, un modo per riproporre una storica e straordinaria usanza della nostra città, quella del caffè sospeso"
Viviamo in un'epoca talmente piena di insicurezze e di sfiducia verso il futuro e verso chi ci circonda, che è difficile anche pensare di offrire pochi eurocent, per un semplice caffè. Certo la realtà napoletana non aiuta ma se per un attimo ci si soffermasse a pensare a ciò che eravamo, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, forse non avremmo più timore dell'altro. Forse ci sentiremmo parte di un qualcosa di più grande, di un sentire che non ha euguali perchè solo qui, in questa Regione, tra questa gente, una simpatica smorfia, un grazie, un sorriso, un semplice gesto,una battuta colorata, rendono più piacevole la vita.
In disuso da qualche anno,questa nobile usanza, sembra che a Napoli, voglia riproporsi così da proseguire questa opera di “solidarietà”, ed è stata accolta anche da Firenze da una decina di bar anche famosi.
Una "pillola" di saggezza del grande Luciano De Crescenzo
Tratto da “Il caffè sospeso” :
- C'era una volta un contadino cinese al quale era scappato un cavallo. Tutti i vicini cercarono di consolarlo, ma il vecchio cinese, calmissimo, rispose: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Accadde infatti che, il giorno dopo, proprio il cavallo che era sfuggito ritornasse spontaneamente alla fattoria, portandosi dietro altri cinque cavalli selvaggi. I vicini, allora, si precipitarono dal vecchio cinese per congratularsi con lui, ma questi li fermò dicendo: “E chi vi dice che sia una fortuna'”. Alcuni giorni dopo, il figlio del contadino, cavalcando uno di questi cavalli selvaggi, cadde e si ruppe una gamba. Nuove frasi di cordoglio dei vicini e solito commento del vecchio cinese: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Manco a farlo apposta, infatti, scoppiò una guerra e l'unico a salvarsi fu proprio il figlio del contadino che, essendosi rotto una gamba, non era potuto partire per il fronte. Questa parabola non ha fine, e potremmo applicarla a molti eventi della nostra vita, pubblica e privata.
Mamma mia...che post, Miryam!
RispondiEliminaMi fai ricordare tutta la generosità e l'allegria delle mie genti!
Nostalgia, nostalgia canaglia...
Cara Miryam, questo post è semplicemente bellissimo. Questa è la Napoli vera, quella nella quale tutti i napoletani avrebbero il diritto di vivere e quella che non viene mai menzionata quando di Napoli si parla. Come se una parte potesse veramente essere sempre il tutto...
RispondiEliminaIl caffè sospeso è pensare che esiste un altro oltre te, è guardarsi intorno, uscire dal proprio ego, è regalare una piccola emozione, una sorpresa, un sorriso. Napoli è questa. Grazie per questo bellissimo post. Un bacio Miryam
Ma come son contenta di essere venuta qui a conoscerti. devo tornare subito da Stella e ringraziarla. Queste pagine sono una meravigliosa finestra su Napoli ed il suo splendido popolo.
RispondiEliminaQuesta del caffè sospeso proprio non la conoscevo: è una vera poesia.
ADORIAMO LA TUA CITTA' . Mio marito ed io siamo venuti diverse volte. Ora è da un paio d'anni che manchiamo...si dovrà provvedere al più presto. Adesso che ho questo belvedere privilegiato, chi lo molla più!
Tornerò a leggere tutto.
Sandra
Ti tengo stretta stretta...
RispondiEliminapassa sul mio blog dei premi.
Post spettacolare. Che fortuna conoscere questo blog! :)
RispondiEliminaGrazie Stella!
Complimenti... è un blog molto bello e interessante. Napoli è davvero una grande e bella città. Ancora complimenti.
Buona serata e un abbraccio,
Izzy (Cicce)
Grazie mia Stella...sono felice di averti incontrata e di esserti amica.
RispondiEliminaDi che ..che se ne dica la generosità a Napoli e dintorni è una "istituzione"...non dimentichiamoci le nostre discendenze:))).Baci
Ciao Miryam,che bello vero?
RispondiEliminaDicose bellissime a Napoli ce ne sono tantissime...le dobbiamo far conoscere.
Che bella questa tua frase"Il caffè sospeso è pensare che esiste un altro oltre te, è guardarsi intorno, uscire dal proprio ego, è regalare una piccola emozione, una sorpresa, un sorriso. Napoli è questa" Mi hai commosso!Baci!
Ciao Sandra,Benvenuta!
RispondiEliminaMi fa veramente piacere che adori la nostra bella città..anche se ,ahimè,vi sono tante contraddizioni.Mala napoletanità è anche la generosità di un caffè sospeso.
Un pò alla volta, vifaròconoscere anchetante altre tradizioni che nemmeno si immaginano.
Verrò afarti una visita altuo blog,appena possibile.
Non ci conosciamo ancora,ma avremo tempo.
Ciao,bacioni!
Ciao Izzy!
RispondiEliminaScusa,mentre stavo rispondendo,ho avuto la chiamata della mamma,ultimamente non sta troppo bene...ed i tempi,per me,si sono molto ridotti.
Grazie del tuo bellissimo commento.
Appena avrò un pò di tempo verrò a visitare il tuo spazio.
Un grande abbraccio!
Stella,prima ho dimenticato di ringraziarti per il premio...che terrò stretto stretto...:)
RispondiEliminaBellissimo post, anzi, per dirla con un'altra canzone del grande Modugno, "MERAVIGLIOSO"; hai presentato il cuore di Napoli che non si può non apprezzare. Un abbraccio
RispondiEliminaE' bello saperci abbracciate!
RispondiElimina