martedì 5 gennaio 2010

Il gioco del lotto a Napoli e Campania







Un Po’ Di Storia…

Napoli paese di magia, di superstizioni e numeri ha un forte legame con il gioco del lotto, e sebbene tale gioco si è diffuso tardi nella nostra città, solo nel 1682, Napoli è pur sempre stata considerata la capitale del banco lotto.

Il gioco del lotto è nato a Genova nel 1539 dalle scommesse illegali che si facevano sui novanta nomi dei candidati che sarebbero usciti dalle urne per le elezioni al Senato e da allora nei secoli a seguire è stato fortemente ostacolato dalla Chiesa e dalle autorità governative in quanto ritenuto un gioco pericoloso e immorale. Persino noti personaggi storici lo abolirono, tra cui Vittorio Amedeo II nel 1713 e Giuseppe Garibaldi nel 1860. Ma, successivamente per far fronte alla continua crisi finanziaria il governo decise di legalizzarlo per trarne i dovuti profitti e dal 1817 fu stabilito che le estrazioni avvenissero ogni sabato.

Oggi il gioco del lotto è regolato dal Ministero delle Finanze , oggi dell' Economia

Cultura, Leggende e Fatalismo…

In campo letterario il gioco del lotto è stato aspramente condannato da molti scrittori per lo più di origine partenopea, specie dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao (1856-1927), nata in Grecia ma di origini napoletane da parte di padre.
Da grande osservatrice della cultura partenopea la Serao nel suo capolavoro Il paese di cuccagna (1891) esamina tutti i mali morali, sociali, economici e psicologici che il gioco del lotto ha apportato presso la società napoletana. Esso più che arricchire un povero uomo in beni materiali finisce col fargli perdere tutto ciò che possiede, poiché egli sfidando la propria sorte e sperando di essere sostenuto dalla Dea Bendata per una eventuale vincita punta tutti i suoi beni in assurde scommesse. La scrittrice dunque riprende il discorso già affrontato in una sua precedente opera Il ventre di Napoli (1884), dove dedica ben due capitoli al gioco del lotto e rivela che: “Il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime. […] Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.”
Il gioco del lotto di conseguenza va inteso come la “fabbrica dei sogni” per il popolo partenopeo e non, in momenti di difficoltà economica si ricorre spesso a questo gioco con la speranza che una bella vincita possa far cambiare in meglio la vita del giocatore. Diventa dunque un po’ il gioco del “paese dei balocchi”; il gioco associato alla speranza di una grossa vincita che permette di sognare e fantasticare l’impossibile… Specie ai tempi tristi e magri delle due Grandi Guerre mondiale, gli italiani all’epoca speravano maggiormente di arricchirsi coi numeri al lotto per poter così sfuggire da una cruda e meschina realtà, ricca di violenza e di dolore.

Stando all’antica tradizione il popolo partenopeo ricorre frequentemente alla smorfia o alla cabala del lotto per interpretarne i sogni, i segni più vari o le lettere dell’alfabeto a cui vengono assegnati per l’appunto uno o più significati numerici, e da essi poi si ricavano i numeri corrispondenti per giocarli al lotto.
La kabbala deriva dall’etimologia ebraica qabbalah che significa tradizione e trae origine dalle correnti mistiche, filosofiche e teologiche ebraiche. Oltre al gioco del lotto, abbiamo tanti altri giochi tipici: Superenalotto, gratta e vinci, totocalcio, totogol, lotterie varie, il bingo e la tombola napoletana (definita da Luca Torre “lotto casereccio”); tipico gioco natalizio basato sull’estrazione dei 90 numeri per la realizzazione dell’ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola.
Ad ogni numero come consuetudine corrisponde una leggenda, una storia, una figura o addirittura un santo, basti ricordare i numeri più noti: 8 “ ‘a Madonna”; 13 “Sant'Antonio”; 33 “ll'Anne 'e Cristo” (Gli anni di Cristo); 48 "'O muorto che parla" (Il morto che parla); 57 ‘O scartellato (Il gobbo); 71 "l'omme e merda (l'uomo da niente,persona di bassa caratura morale); 37 “‘O munaciello” (il monaco).
Sulla natura del munaciello esiste una leggenda folkloristica napoletana che narra di un piccolo monaco alla cui entità sono stati attribuiti vasti poteri magici.
Alcuni tradizionalisti ritengono che a secondo delle circostanze lo spiritello possa assumere o atteggiamenti maligni e dispettosi o atteggiamenti benigni e propiziatori; egli può presentarsi alle persone anche in veste umana, ossia come un bambino nano con sembianze da vecchio mostruoso.
La storia e la tradizione dice anche che ....Era l'anno 1734 e il re di Napoli Carlo III di Borbone era deciso ad ufficializzare nel suo Regno il gioco del Lotto che, se mantenuto in modo clandestino, avrebbe sottratto entrate alle casse dello Stato. A ciò si opponeva il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, perciò tra il sovrano e il frate scoppiò una violenta disputa.Padre Rocco, legato al re da un rapporto di amore odio, diceva che non era giusto introdurre un "così ingannevole ed amorale diletto" in un paese in cui si cercava sempre di rispettare gli insegnamenti cattolici.Alla fine, però, Carlo III, facendo presente che il lotto, se giocato di nascosto, sarebbe stato più pericoloso per le povere tasche dei sudditi, riuscì a spuntarla, ad un patto però, che il gioco del lotto, almeno nella settimana delle festività del Natale, sarebbe stato sospeso. In quei giorni il gioco, insomma, non poteva distrarre il popolo dalle preghiere. Ma il popolo subito pensò di organizzarsi per proprio conto. I novanta numeri del lotto furono messi in "panarielli" di vimini e, per divertirsi in attesa della mezzanotte, ciascuno provvide a disegnare numeri sulle cartelle. Così la fantasia popolare riuscì a trasformare un gioco pubblico in un gioco familiare, che prese il nome di tombola dalla forma cilindrica del numero impresso nel legno e dal capitombolo che fa lo stesso numero nel cadere sul tavolo dal panariello che, una volta, aveva la forma di tombolo. Ad ognuno dei novanta numeri della tombola fu attribuito un simbolo diverso da regione a regione. I simboli della tombola napoletana sono quasi tutti allusivi, alcuni anche piuttosto scurrili. Si può, dunque, affermare che la tombola è figlia del lotto, ma soprattutto della fantasia del popolo napoletano.


'La parola tombola
Secondo alcuni verrebbe da tombolare (roteare o far capitombolare i numeri nel paniere), secondo altri verrebbe da tumulo (forse per la forma piramidale del paniere). La tombola è figlia di tante mamme: la cabala, la smorfia, la lotteria, il lotto e… la fantasia popolare.
La tombola è un gioco familiar/d'azzardo basato su 90 numeri, che si può praticare con pochi semplici strumenti:
Un grosso cartellone (o tabellone) suddiviso in 90 caselle (9 righe di 10 colonne) numerate da 1 a 90;
Ventiquattro piccole cartelle, ognuna delle quali con 27 caselle (3 righe di 9 colonne), su ogni riga ci sono 5 caselle occupate da numeri a caso più altre 4 bianche. Ogni cartella ha una combinazione di numeri diversa dalle altre;
Un paniere (in alternativa si può utilizzare un sacchetto opaco) contenente 90 pedine (tasselli di legno o di plastica) numerate da 1 a 90
Inizialmente - di comune accordo - i partecipanti stabiliscono il costo della cartella che può variare comunque perchè trattasi di gioco ,per lo più familiare o tra amici , la posta in gioco non è mai molto alta. Ognuno compra (versa la sua posta nelle casse del gioco, fa la sua puntata) una, due o più cartelle (il tabellone equivale a 6 cartelle).
Quindi - sempre di comune accordo - i partecipanti stabiliscono la ripartizione della posta e il premio viene così così suddiviso secondo la somma raggiunta dalle puntate

Tombola (quando escono tutti e quindici i numeri di una cartella)


Cinquina o quintina (quando escono cinque numeri sulla stessa riga)


Quaterna (quando escono quattro numeri sulla stessa riga)


Terno (quando escono tre numeri sulla stessa riga)


Ambo (quando escono due numeri sulla stessa riga)


A volte può essere premiato anche il primo estratto.


Tutti i partecipanti - a turno - comprano il cartellone e fungono da capogioco.
Il capogioco è colui che (una alla volta) estrae le pedine numerate dal paniere, le annuncia ai partecipanti e le colloca sul tabellone che tiene - ben in vista - davanti a se.
I giocatori, ad ogni estrazione, se quel numero compare sulle loro cartelle, collocano sulla relativa casella un contrassegno (per tradizione - a Napoli - si usano i fagioli secchi), badando alle righe dove si vengono allineando più numeri (ambo, terno, ecc.).
Ogni qualvolta un giocatore (compreso il capogioco) si accorge di aver fatto una combinazione vincente la annuncia e si aggiudica il premio stabilito. Nel caso due o più partecipanti annunciano contemporaneamente di aver fatto ambo (o terno, ecc.) il premio viene equamente suddiviso.
Quando qualcuno annuncia di aver fatto tombola, gli si chiede di chiamare i numeri, il capogioco controlla sul tabellone e, se corrispondono, gli si consegna il primo premio.
Poi si ricomincia il tutto: puntata, ripartizione della posta e passata di mano del cartellone e del paniere. Se uno dei partecipanti non vuole essere capogioco può passare la mano al prossimo giocatore.
Si tratta di un gioco molto colorato ... specie quando si enunciano i numeri ... si fanno battute spesso molto allusive all'erotismo dell'uomo provocato o suscitato dalla donna ... ma anche a situazioni grottesche!






Due brani divertentissimi!!!:DDDDDD












Tutti i simboli e le figure della TOMBOLA NAPOLETANA QUI






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